mercoledì 27 maggio 2009

Prof

Oggi avrei semplicemente voluto postare una bellissima poesia tradotta dallo spagnolo, da una brava insengante delle medie, invece prima di farlo bisogna che sfogo un malcontento che ho addosso.
Questa Prof ha una serie di pregi: adora il suo lavoro, adora la materia che insegna, lo spagnolo (ed è pure madre lingua), e si impegna in quello che fa. Poi di pregi ne ha anche altri, ma per quello che devo dire bastano questi. Ieri sera la Prof ha un consiglio di classe, sfiga una classe del cavolo anche, di ragazzini che si impegnavano poco. Per questa classe la Prof aveva voti bassi, succede, e la preside di questa scuola le dice (non so le testuali parole ma il concetto è questo) di non rompere le scatole di alzare i voti che tanto lo spagnolo è una materia del cavolo. Uno dei motivi secondo questa preside per cui lo spagnolo è una materia del cavolo è che ha solo due ore a settimana per classe, ma questa ultima considerazione purtroppo l'ha sentita solo la Prof e non altri insegnanti come musica e educazione fisica, che hanno anche loro due ore a settimana. Ora la Prof, credo che in quel momento si sia sentita crollare la scuola addosso. COMEEE? Una si fa un culo così (con tutta la passione eh?), per sentirsi dire a fine anno di alzare i voti perchè la sua è una materia del cavolo? Lacrime soffocate. Che tristezza, sto fin tremando dal nervoso.
Ho due cose da dire, la prima alla Prof: "Prof, lascia stare i minchioni che siano presidi, colleghi o genitori del cazzo. Insegna per i ragazzi. Le soddisfazioni non cercarle sui commenti positivi o meno dei grandi, e se poi arrivano commenti positivi meglio, cercale sui ragazzi che amano la tua materia, come quella ragazzina che l'anno scorso ti ha ringraziato perchè se non era per te non avrebbe scelto il linguistico".
La seconda cosa che devo dire è che avrei voglia di bestemmiare, ma evidentemente non sono abbastanza friulano per farlo. Più della Gelmini è una preside così che rovina la scuola, una preside che non ha l'obbiettivo di mandare fuori gente che sa, ma che ha l'obbiettivo di mandare fuori e basta, perchè se boccia i prossimi anni ha meno iscritti. Perchè ancor peggio di questa preside sono certi genitori che non vogliono una scuola un po più impegnativa ma che ti prepara, non vogliono pensieri, vogliono solo che il loro piccolo genio si laurei presto perchè anche se è un imbecille di ragazzino è tanto bravo. Bravo sto cazzo! Eccolo qua il mondo dell'ignoranza. Invece di esserci un istituzione scolastica unita che aiuta chi ha voglia e cerca di far rinsavire chi non ne ha, abbiamo dei presidi che giocano al ribasso, così non hanno pesnieri. Bella merda.
Prof tieni duro almeno tu (e i tuoi colleghi che la vedono come te). E' questa la tua Resistenza.
Ed ecco la poesia:

Se Dio fosse una donna

E se Dio fosse una donna?
si chiede Juan senza immutarsi,
guarda, guarda, se Dio fosse donna
e' possibile che agnostici ed atei
non diremmo di no con la testa
e diremmo di si con le viscere.
Forse ci avvicineremmo alla sua divina nudità
per baciare i suoi piedi non di bronzo,
il suo pube non di pietra,
i suoi seni non di marmo,
le sue labbra non di gesso.
Se Dio fosse donna l’abbracceremmo
per strapparla dalla sua lontananza
e non ci sarebbe da giurare
finche morte non ci separi
giacche’ sarebbe immortale per antonomasia
e invece di trasmetterci Aids o panico
ci contagerebbe la sua immortalità
Se Dio fosse donna non si installerebbe
lontana nel regno dei cieli,
ma ci aspetterebbe nel vestibolo dell’inferno,
con le sue braccia non chiuse,
la sua rosa non di plastica
e il suo amore non di angeli.
Ah, mio Dio, mio Dio
se per sempre e da sempre
fossi una donna
che bello scandalo sarebbe,
che felice, splendida, impossibile,
prodigiosa bestemmia.

Grazie Prof.

martedì 19 maggio 2009

Man mano

Una cosa che mi è sempre rimasto impresso da quando ero piccolo sono le mani di mia nonna, perchè sono le mani che mi facevano da mangiare, che preparavano la merenda, ma soprattutto perchè erano e sono mani di una donna che lavora.
Le mani di mia nonna non hanno smalto, non sono curate, ma sono belle mani, nonostante i calli, i segni del tempo e gli arrossamenti, sono così da sempre da quando me le ricordo. Credo che di tutti i lavori che fa in casa quello che le ha segnate di più sia lavare la biancheria. Mi raccontava di quando da giovane andava sulla riva dei fiumi a lavare i vestiti con sapone rigorosamente di marsiglia, e ancora oggi gli stessi gesti ma sul lavabo del garage... perchè la lavatrice non lava bene come a mano... e forse non ha tutti i torti.
Così osservando le mani di mia nonna, ho imparato ad osservare anche le altre mani di persone anziane, che reputo possano dire qualcosa di buono, nelle quali trovo i segni di una vita vissuta.
Mani grosse come un badile di tutti quegli anziani che hanno fatto lavori pesanti per una vita, dita grosse e la pelle spessa per resitere a sforzi, sporco e sfregamenti. Mani che qualsiasi cosa tengano sembra piccola... anche le carte di briscola, mi fanno sorridere quando cercano di alzare una carta aderente al tavolo e si arrabbiano perchè hanno le dita grosse e fanno fatica, quante madonne che volano per la difficoltà di quel gesto.
Ogni tanto in qualcuna di queste mani manca un dito... segno spesso di un incidente sul lavoro avvenuto chissà quanti anni fa, o chissà per quale distrazione costata più del previsto.
Il giorno della liberazine osservavo le mani di chi ha fatto la guerra, mani che hanno dovuto stringere il fucile per difendere i propi ideali o semplicemente per non morire, che sussultano ai ricordi tenendo con fierezza gli stendardi dei corpi a cui appartenevano o della bandiera italiana.
Tutte queste mani mi danno una bella sensazione, che cos'anno in comune? Credo orgoglio, voglia di fare, di costruire, sacrificio e dignità.

lunedì 18 maggio 2009

Spunto

"La mamma con lui si scusava sempre in continuazione. Gli diceva che per anni la gente si era fatta in quattro per trasformare il mondo in un angolo sicuro e organizzato. Nessuno si era reso conto di che noia sarebbe stata. Una volta che il mondo fosse stato suddiviso in propietà, sottoposto a limiti di velocità e piani regolatori e tassato e irregimentato, una volta che tutti fossero stati esaminati e registrati e provvisti di un indirizzo e di documenti. Nessuno aveva lasciato spazio all'avventura, se non al tipo di avventura che si può comprare. Su un ottovolante. Al cinema. E anche così, sarebbero sempre state emozioni finte. Perchè uno lo sa benissimo che alla fine i dinosauri non mangeranno i bambini. Il pubblico delle proiezioni di prova si è espresso contro qualsiasi remota possibilità di finta catastrofe. E non esistendo la possibilità che si verifichi una catastrofe vera, un rischio vero, ci è preclusa anche ogni possibilità di salvezza vera. Ebrezza vera, Eccitazione vera. Gioia. Scoperta. Invenzione.Le leggi che ci permettono di vivere sicuri sono le stesse che ci condannano alla noia.
Se non possiamo accedere al caos autentico, non avremo mai autentica pace."

Un pezzo tratto dal libro "soffocare" di Chuck Palahniuk, una storia leggera ma che dentro ha un sacco di spunti belli e riflessioni per chi come me ogni tanto vaga con i pensieri. Queste righe sono uno dei tanti ricordi del protagonista sulle frasi che sua mamma, ora considerata matta e ricoverata in una casa di cura, gli faceva da piccolo.
Personalmente condivido parecchio le righe che ho riportato... orco, vuoi vedere che senza accorgermi sto diventando matto anch'io?

martedì 12 maggio 2009

Piccola recensione

Oh bene, sabato sono riuscito ad andare a sentire Daniele, ho solo un commento: bravo!
Che le sue poesie mi piacessero già lo sapevo, che trattassero dei temi importanti e di mio interesse anche, tanto che alla mia amica che è venuta con me avevo creato un'aspettativa piuttosto alta, ma il trasporto e l'emozione che ha trasmesso il fatto che venga recitata dall'autore non me l'aspettavo. Sarà perchè il mondo della poesia lo conosco ancora poco ma finalmente ho capito cosa vuol dire RECITARE una poesia. Anche le poeise già lette nel suo blog una volta interpretate da lui hanno un'altro effetto.
Son sincero un'aspettativa di gran lunga superata.

Una volta era meglio...

Oggi mi sono svegliato male, un po' di mal di testa, fatica ad alzarmi (bon quello come sempre, ma oggi di più), faccio per prendere un'aspirina e mi cade sotto il mobile del bagno nel punto più lontano, poco male la lascio la e ne prendo un'altra. Ecco ho per le mani una giornata iniziata con pessimismo che voglio migliore il prima possibile.
Un pensiero mi è venuto in aiuto. Ieri sera quando mia moglie è tornata a casa, dopo aver accompagnato una delle sue classi in gita scolastica a Venezia, tra un discorso e l'altro, mi ha raccontato di come i veneziani, ai tempi della repubblica di Venezia, fossero un popolo veramente aperto al mondo e rispettoso delgi altri. Mi spiegava per esempio che quando c'era la guerra con i turchi, a nessun turco che si trovava a Venezia, e pagava le tasse come tutti, veniva torto un capello. Venezia puntava molto sulla convivenza tra varie culture, che vedeva come una ricchezza, e voleva far sentire accolto chi si trovava in città tanto che aveva il maggior numero di luoghi di culto di religioni non cristiane, adesso non ricordo di preciso il numero di sinagoghe e moschee presenti. A dimostrazione dei grossi scambi interculturali che Venezia ha avuto col mondo a un certo punto mi dice "sai cos'è il piron?", le rispondo "certo è la forchetta in dialetto veneto" mi risponde "è la forchetta in greco" c'era talmente voglia di interagire che anche la lingua ne ha sentito l'influsso... e avanti così con altre parole del dialetto. Poi mi elenca una serie di piatti tipicamente veneti: risi e bisi, le sardele in saor (riso e piselli, le sardine fatte in un particolare modo) tutti piatti che erano tipici di altre culture come quella turca o araba che i veneziani hanno accolto e fatto propi.
Tutto questo mi ha fatto da grosso contrasto con quello che succede oggi, dove in nome di una religione ci si uccide, dove si ha paura di tutto ciò che è diverso da noi tanto da voler creare doppie linne di autobus per italiani e stranieri e riservare posti solo per i locali. Insomma nei secoli siamo peggiorati come mentalità, ma il fatto che ci sia stato un momento nella storia dove c'era questo grosso rispetto e tolleranza per tutti mi fa ben sperare perchè si tratta solo di recuperare un pensiero che già ci apparteneva. In pratica dobbiamo rievolvere a come eravamo una volta. Non mi meraviglierei se il decadimento della serenissima repubblica veneziana sia andato di pari passo con la perdita della voglia di integrazione.
Ecco il mal di testa mi è passato, che sia grazie a questo pensiero o all'aspirina l'importante è che sia passato, buona giornata.

domenica 10 maggio 2009

Un post che alla fine non dice niente

A volte rimango affascinato dai meccanismi della mente, da cosa la mente costruisce in base alle informazioni che ha. Capita di domandarmi se come mi vedono gli altri corrisponde a quello che sono, se quello che sono corrisponde a come mi vedo io, e se chi mi conosce solo attraverso il blog può più o meno immaginare come sono, sia di carattere sia fisicamente. Forse l'avevo già scritto ma mi capita abbastanza di frequente che chi mi conosce in un certo ambito magari di svago e rilassato, poi rimanga meravigliato del fatto che possa avere altri interessi o un lato di me serio e a volte paranoico. Ogni tanto sta cosa mi preoccupa mi dispiacerebbe che alcune delle persone che conosco e con cui magari non ho ancora un rapporto di amicizia precludano certi discorsi perchè vedono in me solo la parte più leggera (e ci tengo a precisare non stupida). Come anche mi dispiacerebbe il contrario ossia che chi mi conosce in una veste piuttosto seria diffidi dal scherzare con me... la cosa è più difficile ma mi capita. Fondalmentalmente a muovere tutte queste domande c'è la voglia di conoscersi e un po di curiosità.
A parlare con mia moglie sembra non trovi novità o meraviglia nel leggere il mio blog, se non altro sono coerente con me stesso, almeno per chi mi conosce molto bene. Ogni tanto però osservando le reazioni dei miei interlocutori ho la sensazione di essere visto in maniera diversa da quello che sono, e a volte mi viene il dubbio se a vgedermi "distorto" sono io.
Vabbè tutti ragionamenti sani che portano a conoscere meglio se stessi comunque che secondo me non è una cosa così facile e scontata come si crede.

martedì 5 maggio 2009

Udite, udite

L'ho messo su Face Book, l'ho detto agli amici, sul blog in molti ormai lo sanno... insomma sabato a Milano c'è Daniele che presenta "LIBERTÀ: sogno infranto del mondo reale?"
Chi non lo sapeva prenda nota e magari vada a dare una sbirciatina al suo blog, e chi lo sapeva già lo prenda come un promemoria.

Il mondo gira

Primo maggio festa del lavoro tutti a Roma a sentire il concerto, e io a Milano a trovare la mia nipotina. Bello, una nuova vita è sempre un segno di speranza, una carta bianca dove si possono scrivere le migliori cose. Oh che bello sono zio, mia sorella è diventata mamma di una bellissima bambina, bello vedere come se ne prende cura e la fiducia che da... Come mi suona naturale oggi questa frase, e soprattutto senza darmi fastidi. Se penso a mia sorella ai tempi delle superiori ho da che incazzarmi, non ricordo particolari momenti d'affetto, anzi ricordo una ragazzina vizziata che voleva che lasciassi quello che stavo facendo per accompagnarla dagli amici, invece di prendere la bicicletta e arrangiarsi come facevo io, ricordo una che stava ore al telefono e quando arrivava la bolletta salata diceva che ero io che chiamavo, ricordo una che voleva uscire con me e i miei amici non tanto perchè voleva uscire con me e i miei amici ma perchè poteva star fuori un paio di ore in più la sera... ovviamente stando alle sue regole e i suoi gusti se possibile. Poi l'impresisone peggiore che avevo di lei e che non voleva prendersi le sue responsabilità. Era anche una brava ragazzina tutto sommato, ma si vede che eravamo talmente in un periodo nero che non mi vengono in mente aspetti o momenti particolarmente piacevoli. Eppur da piccoli si andava d'accordo. Quello che mi dava più fastidio era il continuo pretendere, a volte anche a spese mie, e la cosa mi dava grossissimo fastidio. Non nego che ho provato anche odio per mia sorella, sempre pronta a contestare, soprattutto contestarmi, su tutto quello che non capiva e non condivideva con la pretesa di avere la ragione assoluta. Attorno ai venti anni ho seriamente pensato che il giorno che avrà un figlio, da buon zio dovrò insegnare al piccolo come gira il mondo e magari fargli capire che sciocca è sua madre. Se ci penso adesso a quanto era insensato quel pensiero c'è da perdere i capelli (azz, ecco perchè ho la fronte alta). Fortunatamente il mondo gira, succedono tante cose, cambia il mondo, cambiano i governi, cambio io e soprattutto, ma pian piano, cambia anche mia sorella.
Nasce mia figlia e mia sorella le vuole bene, per me è stato tanto importante quato non scontato, forse è quello che mi mancava, o che fino a quel momento non ero riuscito a vedere, un segno d'affetto disinteressato da parte sua. Forse le cose buone hanno sempre convissuto con i difetti, era solo una questione di mettere il tutto con le giuste priorità.
Adesso il mio odio è sparito, rimane un rapporto di fratelli ancora in costruzione e una fiducia che, non so per quale strano motivo, lei ha.
Osservo contento mia sorella che si prende cura di sua figlia: il mondo cambia, cambia mia sorella, e cambio anch'io.