lunedì 30 marzo 2009

Alcune cose che mi hanno reso felice ultimamente.

Mi piace vedere come il mio cane si gode il sole di primavera, se lo gode talmente tanto che sembra che i raggi migliori arrivino a lui, bisogna che imparo anch'io come si fa.
Mi piace quando la piccola mi dice che mi vuole un sacco di bene anche se non è la festa del papà, anche senza un motivo preciso.
Mi piace quando sono contento e mi sento in contrasto con quelli che mi stanno intorno, pieni di pensieri senza vera importanza (soprattutto al lavoro).
Mi piace quando immerso nel silenzio il ritmo mi riempie la testa, ma anche quando riesco a trovare il silenzio dentro me e fuori c'è un sacco di rumore.
Mi piace quando arrivo a casa e lei mi fa le sorprese. E anche quando semplicemente ci si scambia qualche attenzione.
Mi piace la musica, sentirla, viverla, studiarla, farla, lasciare che mi faccia scendere un brivido di piacere che dal collo si espande alla schiena.
Mi piace stare con i miei amici.
Mi piace andare a fare la pipì dopo ore che la tenevo, che senso di libertà che provo.
Mi piace accorgermi che tutto quello che mi rende felice sono cose semplici alla portata del giorno.

domenica 29 marzo 2009

Risposta esatta!

Le chiedo: "secondo te sto meglio con il pizzetto o senza?"

Mi risponde: "secondo me stai meglio nudo"

giovedì 26 marzo 2009

Sogni o desideri

Ci sono i sogni che si fanno quando si dorme, che possono essere interpretati o meno, che sono inconsci. Poi ci sono i sogni che si fanno nella vita, che corrispondono ai nostri più intimi desideri, ma che chiamiamo sogni perchè sono spesso molto grandi, o perchè richiedono molta fatica, o semplicemente perchè chiamarli sogni gli danno un che di magico. Ecco questi tipi di sogni secondo me sono la base di ogniuno di noi.
Molte volte sento la gente (soprattutto adulti senza speranze) dire "stai coi piedi per terra, non pensare a cose strane" a tutti coloro che sognano le olimpiadi, o di diventare musicisti, scrittori, artisti o attori famosi, o che vogliono proporre idee innovative.
Una delle cose più brutte che si possono fare è cercare di far abbandonare, o sminuire un sogno, qualsiasi esso sia, anche il più impossibile, che si tratti di un bambino o di un anziano. Ho l'assoluta certezza che qualsiasi grande impresa, cambiamento o invenzione, è partita dal sogno di qualcuno. Avere un sogno chiaro in testa è l'unica partenza per realizzare qualcosa, da la caparbietà di fare tutti i sacrifici necessari per arrivare allo scopo.
Piccolo o grande che sia il sogno di ogniuno di noi, è importante provare a realizzarlo, se poi per mille motivi le cose non si realizzano come vorremmo rimane sempre la soddisfazione di averci provato, una bella esperienza, e il fatto di aver fatto qualcosa che ci piace. Poi il rimpianto di non averci provato sarebbe troppo brutto.
Se il primo uomo che è riustio a volare non l'avesse prima sognato intensamente, non ce l'avrebbe mai fatta, eppure l'hanno sognato in molti prima, senza riuscirci, ma lui non si è fatto abbattere dai tentativi non riusciti degli altri o da chi non ci credeva, sembrava impossibile, ma oggi abbiamo tutti la possibilità di volare... potente quel sogno no?
L'unico limite che ha un sogno è che deve essere personale, non posso sognare che un altro diventi o faccia quello che vorrei, posso sognare solo per me stesso. Un vantaggio che ha un sogno è che può essere condiviso, ed essere nutrito da più persone.
Io un sogno ce l'ho (a dire il vero ne ho più di qualcuno, ma uno in particolare è quello grosso), e guarda caso le persone che mi hanno fatto più incazzare (sono arrivato anche all'odio per un periodo) sono quelle che hanno provato a portarmelo via, quanta stima hanno perso in poche parole, col risultato che sono ancora a cercar di realizzare il mio sogno.

Verità

Una delle frasi che più mi ricordo di quando frequentavo i preti è "la verità vi renderà liberi".
Tralascio, per oggi, quanto sia infinitesimo il legame tra la verità e i preti, che di verità ne dicono poca.
Mi soffermo invece sulla frase e sul senso che ha. In effetti se non ho nulla da nascondere, se dico sempre e tutta la verità, avrò sicuramente più nemici, mi troverò in situazioni non favorevoli, ma di sicuro dormo sonni tranquilli.
Eppure, pur essendo un consiglio vecchio come il mondo, dato da un certo Gesù in persona (che poco o nulla a ache fare con i preti di oggi), nessuno di noi lo ha mai seguito fino in fondo. Evidentemente la verità, come la libertà, ha un prezzo. Evidentemente la verità molte volte ha bisogno della fiducia di chi la riceve. Evidentemente la verità può far soffire. Difatti sono convinto che la maggior parte delle volte non si dicono propio delle bugie, semplicemente non si dice tutta la verità.
Esempio banalissimo e inventato:
un'amica, che fisicamente non mi piace, in un momento no della sua vita mi chiede se la trovo carina e se troverà mai un uomo. cosa faccio? Posso dirle che il fatto di essere bella o meno ai miei occhi non è legato al fatto di trovare l'uomo che merita (ok fin qua ho detto quello che penso, la mezza verità, senza ferirla). E se lei insiste: ma per te sono carina? Qui la mia capacità di imparanoiarmi partirebbe e comincerei: "se le dico no sarei sincero ma la farei soffrire, se le dico si le direi una balla, e prima o poi farei la figura dell'amico inaffidabile" (bruttissima cosa).
E' un esempio stupido e forse di poca importanza, rispetto ad altri che avrei potuto fare, però credo renda l'idea di quello che ho in testa. Quello che mi può venire in aiuto se voglio essere totalmente sincero è che come tutte le cose anche la verità ha mille modi per essere detta, e posso sforzarmi di trovare il modo migliore (la risposta "mi fai cagare" per esempio non è il modo migliore, soprattutto da dire a un'amica).
La verità è un arma a doppio taglio, non tutti sono pronti ne a riceverla ne a darla, però la trovo molto molto importante.
Non riesco propio a tirare le somme di questo mio pensiero. Da un lato penso che da uno scossone di verità, per quanto forte possa essere, prima o poi ci si riprende, e che il sapere le cose a metà non va mai bene, ancor peggio se ci raccontano bugie (e qua una citazione al profilattico, o alla crisi che non c'è mi tocca farla). Dall'altro penso che qualche piccola bugia ha aiutato qualcuno a star meglio, forse anche me, e in fondo in fondo non è così male.
Pensare cosa verrebbe fuori se da oggi nessuno potesse più dire bugie, se tutte le verità venissero fuori sarebbe una cosa che non riesco neanche a definire, enorme? Potente? Apocalittica?

martedì 24 marzo 2009

Indietro

Una delle brutte sensazioni che ho qualche volta è il timore di rimanere indietro.
Non è qualcosa di ben identificato, potrebbe essere indietro rispetto al resto del mondo, piuttosto che alla tecnologia o semplicemente indietro nel leggere i nuovi post dei blog che seguo o indietro rispetto ai miei obbiettivi.
Una delle cose che mi seccano di più e vedere che il timore si è fatto realtà... ufff... in quel caso, per me, sono due le cose da fare: o ci si rimbocca le maniche e si fa lo sforzo di recuperare, con una conseguente grossa soddisfazione finale, ma a volte con un grosso dispendio di energia, oppure dopo una breve analisi si decide di saltare qualcosa o ci si aggiornano gli obbiettivi, però dopo bisogna mangiare qualcosa di buono per tirarsi su il morale.
Una delle cose che più mi fregano nel mio rimanere indietro è il tempo, che (sto disgraziato) passa velocemente senza darmi la possibilità di fare tutto ciò che mi ero programmato. A volte anche il rilassarmi mi da l'imprssione di sprecare tempo, ovviamente non è così. Purtroppo il tempo non rimane indietro come me.
Altre volte mi sembra di rimanere indietro rispetto agli altri (uno o tanti dipende dalle volte), nella mia testa si forma come un immagine di una scalinata e la stiamo tutti salendo ma io, di solito da solo (pirletta), sono una cinquantina di scalini più in basso. La cosa mi da un pelo di ansia li per li, ma l'immagine mi piace perchè, come dicevo prima, la soluzione è semplice basta aumentare il passo e gli scalini per raggiungere gli altri ci sono tutti.

mercoledì 18 marzo 2009

Paura matta!

Cosa mi fa paura? la morte
Cosa di più? l'eternità!
Da quando un infermiera anni fa mi ha messo davanti agli occhi una bambina appena nata (che fino a qualche momento prima non c'era, e adesso è qui, esiste, è davanti a me), mi ha affascinato il fatto di esistere. Lo trovo una delle grandi espressioni della vita, è un concetto che va oltre la parola. Per contro morire mi fa paura, non tanto la morte in se, il fatto di non sapere cosa c'è dopo, il fatto di non esistere più, non essere. Avessero ragione i mussulmani, che dopo la morte ci si riincarna, una nuova vita sarebbe una nuova occasione, ma avanti così in eterno? Avessero ragione i Cristiani, una vita eterna vicino a Dio sarebbe una gran gioia vissuta momento per momento.
Ma io esisterei in quanto io anche dopo la morte?
E vivere in eterno come sarebbe? non è il vivere che mi preoccupa, è l'eterno. Io ho già i miei problemi a pensare cosa farò da qua a un mese, se penso che devo gestirmi per l'eternità mi fondo!
Me la metto in tono scherzoso perchè se ci penso intensamente, magari nelle famose notti dove fatico a dormire, vado sulla soglia della pazzia.
Il concetto dell'eterno dopo la morte, poi, mi fa ancora più paura. Mi solleva il fatto che secondo me la vita eterna dopo la morte è talmente difficile da gestire in termini di misurazione del tempo che sono convinto sia uno stato d'essere senza tempo e senza spazio dove il vivere un momento non è misurabile in secondi o anni o milioni di anni, potrebbe essere tutti e tre, ma per me che lo vivo è un momento. Un po come quando passi un momento estremamente felice, la si sente come una felicità eterna... un momento di eterna felicità, un po come quando senti una grossa energia dentro di te quando abbracci la persona che ami, fra 10 anni magari ti lascerai, ma quel momento di amore è eterno per te. Vabbè, ma torniamo alla morte, non è sempre così negativa, io anni fa stavo male: a un brutto periodo spirituale-sentimentale, si è associata un influenza, tra i miei pensieri di due giorni di letto, la morte l'ho percepita come il liberarsi di quel malessere, anche se non ho mai pensato al suicidio, semplicemente il mio liberarmi dal corpo coincideva con il pensiero di star bene. Per questo cpisco che molte persone sottoposte a grossi dolori, di qualsiasi natura, vedano il suicidio come una soluzione.
Comunque sia, credo che la mia fobia stia sul fatto di non sapere cosa c'è dopo, anzi di non sapere se c'è qualcosa dopo, perchè se fossi sicuro che qualcosa succede potrebbe essere anche stimolante arrivare preaparati al passaggio dalla vita terrena alla dimensione successiva. Si pensa sempre a come vivere, ma mai a come arrivare pronti alla morte (consiglio il libro di Terzani "un'altro giro di giostra" offre molti spunti). Non mi dilungo su altri pensieri tipo che prima del big bang dev'esserci stato qualcosa, non poteva esserci la pre-morte dell'universo, non poteva esserci un eternità di nulla... ufff questo stramaledetto concetto di eternità tropppo grosso da gestire che terrorizza, che non riesco a capire, è troppo grosso e non ne posso farene l'esperienza.

venerdì 13 marzo 2009

Non parlo di quella economica...

La crisi è la porta per un grosso miglioramento!

Intercalare

Uno degli aspetti caratteristici di noi italiani, che ospitiamo il vaticano, è la bestemmia. Qua in friuli, e direi nel triveneto in generale, la cosa è più accentuata che in altre regioni... o almeno così mi risulta da discussioni con amici. A pochi kilometri da casa mia poi c'è l'unico paese in Italia che anagrammato da come risultato una bestemmia: Codroipo.
Conosco persone che la bestemmia la usano come congiunzione, altri come intercalare, altri la mettono per tenere il segno: una ogni tre parole. La cosa che mi ha sempre incuriosito, e anche affascinato, è che non si tratta di essere stupidi o intelligenti, poveri o benestanti è una cosa presente in tutti i ceti sociali e a tutti i livelli di istruzione, alla quale non ho mai saputo dare una spiegazione. Non si tratta neanche di una mancanza di rispetto, o di fede, conosco preti a cui qualche volta è scappata e altri che in certe situazioni chiudono un occhio e fan finta di npn aver sentito, che sia solo una "cadenza colorita" di queste zone?
C'è anche da dire che se uno bestemmia in maniera forzata o lo fa per fare il figo, cosa stupidissima peraltro, la gente se ne accorge subito e prova molto fastidio, me compreso, quindi non si tratta neanche di bestemmiare o meno, ma di come e del perchè!!?
Per la maggior parte dei casi, almeno oggi, credo che il motivo stia nel fatto che uno quando nasce assorbe tutto quello che la gente intorno a lui fa, se un bimbo nasce in una famiglia dove a tavola mangiano pan e porconi, il minimo che può succedere è che le impari anche lui, se poi i porconi non si dicono in famiglia ma nel quartiere dove vivi, o nella scuola dove vai, comunque prima o poi il sentire una bestemmia rientra nella normalità. Così va a finire che in una situazione di rabbia o di tensione le prime due parole che ti salgono in gola sono un por.... poi, giusto il tempo di ragionare, la mente le blocca e le sostituisce con altri termini comunque non molto signorili, ma che lasciano più in pace con se stessi.
Personalmente, è una pratica che non uso, come non si usava nella mia famiglia, anche se qualche rarissima volta mi scappa, in momenti di estrema e impulsiva rabbia di solito, e lo sfogo che ne deriva è enorme. Sono convinto che razionalmente non ha senso bestemmiare: se uno è credente non dovrebbe offendere quello in cui crede, e magari dice di amare, e se uno non è credente non vedo perchè dovrebbe disturbare gratuitamente il frutto di una fantasia dei credenti. Eppure atei, credenti, e come dicevo prima, anche preti è capitato di tirarne una. Ormai non cerco più spiegazione, fa parte della nostra cultura, non che sia da andarne particolarmente fieri, però ha la sua attrazione fosse anche solo per il fatto che è una cosa che non si dovrebbe fare...

giovedì 12 marzo 2009

Da grande voglio diventare così



In un intervista a chi gli chiedeva come ha fatto ad arrivare a 90 anni così in forma ha risposto "bere il giusto, fumare il giusto, donne il giusto" mitico Compay.

martedì 10 marzo 2009

Marchio

Ho un segno sulla spalla, un segno ovale, un segno di piacere, nessun dolore.
Il timbro di un bel momento inaspettato... non sembrava ci fosse il tempo e la voglia.
Sono stato marchiato ancora, un marchio di appartenenza a cui voglio appartenere, che si vede nella pelle ma entra nel cuore.
Una giornata cominciata bene ancor prima che iniziasse, con l'ennesima conferma di quello che sento.

lunedì 9 marzo 2009

Quando si parla troppo di un argomento

Tempo fa con un amico si parlava di legge sulla privacy, si discuteva di come fosse assurdo che un soggetto abbia “la libertà” di rifiutarsi ad acconsentire al trattamento dei propi dati personali, però se lo fa non gli viene erogato il servizio richiesto. “Bello, gran libertà” è stato il commento ironico di entrambi.
Lui a un certo punto viene fuori con questa affermazione: “quando si comincia a parlare troppo di qualcosa fino a sentirne l’esigenza vuol dire che di questo qualcosa non se ne ha più”, e riprende l’argomento dicendo: una volta nessuno parlava di privacy, non si doveva firmare nulla riguardo al proprio trattamento dei dati personali, proprio perché evidentemente una volta la privacy era garantita veramente. Di questi tempi, continua, a qualcuno fa comodo avere tutti i nostri dati, per sapere tutto di noi, in più con l’autorizzazione a farlo; e per lasciarci tranquilli, per non farci allarmare, ha tirato fuori un modo per farci credere che siamo tutelati. Per chi è a certi livelli poi la scusa della privacy è un bel pretesto per farsi gli affari propri e non avere ficcanaso che vanno a vedere cosa fai. Insomma secondo questo mio amico abbiamo subito un regresso con la legge sulla privacy. Io non ho analizzato la cosa più di così, ma l’ho trovato talmente logico che ho fatto mio questo suo pensiero, e cerco di stare attento a quanti sono gli argomenti oggi che vengono molto discussi rispetto una volta e sui quali magari i goveri vogliono fare delle leggi.

venerdì 6 marzo 2009

Bambino violento

Leggo una notizia: Niente scuola per 17 bambini «In classe, un alunno violento».
Si tratta di una protesta di tutti i genitori di una classe in cui quest'anno è stato inserito un bimbo con delle difficoltà, o così dicono. Ora, non si capisce quali difficoltà questo bambino abbia, ma mi ha molto infastidito come la madre, come prima cosa, abbia cercato di difendere il bambino spiegando che ne ha passate di tutti i colori. Tutte le giustificazioni e le cose "benevole" sulla vicenda sono dette sulla notizia e sui suoi commenti, che in parte condivido, ma di contro mi è venuta una sensazione di fastidio data da una serie di cose.
Vorrei capire intanto come i genitori educano questo bambino, per carità tutti possiamo sbagliare, ma ci sono alcuni genitori particolarmente protezionisti nei confronti dei figli, che sapendolo fanno quel straca... che vogliono.
Poi vorrei anche capire che problemi ha questo bimbo, perchè a me è capitato di conoscere dei bimbi down educati e preaprati, che se si comportassero male avrebbero molte giustificazioni, ma non lo fanno.
Poi è fastidioso questo clima di assoluta protezione degli allievi, gli insegnanti non possono neanche più sgirdare un bambino che rischiano di trovarsi tutta la famiglia a colloquio per protestare. Ma stiamo scherzando? Sicuramente era sbagliato il sistema "bacchetta sulle mani" di 60 anni fa, ma oggi un insegnante ha le mani completamente legate, e i ragazzi "meno motivati" possono fare quai quello che volgiono. La responsabilità gran parte la hanno i genitori in questo caso, io mi ricordo "i miei" come molti altri, che dicevano agli insegnanti "e se fa il mona un bella sberla", non ne ho presa mai una ovviamente, non perchè non facessi il mona, ma perchè i miei insegnanti avevano l'autorità data "dai miei", quindi quando mi dicevano basta era basta come se me lo avesse detto mio padre. Ovvio di base mi è stato insegnato anche il rispetto per i genitori.
I bambini non hanno ancora tutti i meccanismi e l'esperienza di ciò che è bene e ciò che non lo è, e comunque questa sensibilità non è uguale per tutti, se viene a cadere un sistema efficente e autorevole di premi punizioni (consiglio il libro di Alberto Angela "premi e punizioni") che dovrebbe far da guida nei primi anni della nostra vita, e non solo, i più "vivaci" non vedendo limiti ne approfittano.
Tutto però deve partire dalla famiglia, poi la scuola può e deve far la propia parte.

mercoledì 4 marzo 2009

Starmene tranquillo

Potrei starmene tranquillo e accontentarmi del lavoro che ho, anche se so che non è quello che vorrei fare, mettere da parte la voglia di migliorare, di cambiare, che a volte diventa opprimente.
Potrei starmene tranquillo e non interessarmi a quello che mi accade intorno, non vedere cosa fa la gente intorno a me, non vedere se chi mi sta vicino ha bisogno di qualcosa, o non informarmi su cosa succede nella politica (quanti nervosi che fa prendere la politica).
Potrei starmene tranquillo e fare le cose nel mio pieno interesse senza considerare gli interessi delgi altri, si arrangeranno no? Se propio hanno bisogno chiederanno!
Potrei starmene tranquillo e non pensare. Quando vado a letto addormentarmi subito, senza passare ore a far rimbalzare i pensieri, le idee, i sogni, i desideri da una parte all'altra del mio cervello, non sembrare stupido facendo domande frutto di ore di ragionamenti che dovrei prima spiegare al mio interlocutore. Potrei non farmi influenzare da quello che mi circonda (in positivo o in negativo che sia).
Insomma potrei starmene tranquillo e anticipare la mia morte... ma non è ancora la mia ora, o comunque non in questo modo.

lunedì 2 marzo 2009

Scarabocchi

Di solito mi capita al telefono, o anche semplicemente quando sto pensando, comunque sia ogni volta che ho in mano una matita o una penna, e un foglio davanti, inevitabilmente mi vien la voglia di scrivere qualcosa, di personalizzare il foglio.
Parto col scrivere delle parole qualsiasi che mi son venute in mente per caso, in bella calligrafia (come per essere sicuro che mi ricordo ancora come si scrive), e le scrivo prima in stampatello minuscolo, poi in corsivo, poi in stampatello maiuscolo, ma cerco di farlo bene come se dovessi fare una gara di grafia con la stampante laser che ho dietro le spalle. Se non mi viene in mente una parola incomincio a scrivere l'alfabeto, inserendo anche le parole "straniere" (o almeno così si diceva quando andavo a scuola) che è più bello.
Sulle telefonate particolarmente lunghe, e piene di dettagli inutili che non posso evitare, mi do ai disegni astratti che poi, se ispirato, prendono qualche forma. Bello, mi diverte analizzare poi cosa ho fatto, se uso linee marcate e definite (magari perchè mi hanno fatto alterare un po) oppure ho un segno leggero e allegro. Spesso è il mio interlocutore che mi da un ispirazione, e man mano che la discussione evolve continuo a lasciare sempre meno spazio libero sul foglio, che era inizialmente destinato a riportare solo le 4 informazioni che avrei ricavato dalla mia chiamata.
Si tratta propio di un istinto allo scarabocchio perchè molte volte sono talmente preso che non bado a dove scrivo e al termine della telefonata mi accorgo di aver ben ricamato un disegno tecnico sul quale avrei dovuto riportare delle misure... cose che capitano.